sabato 14 aprile 2018

Death In Music '60 Part I: dall'incidente Belvin all'omicidio di Sam Cooke


In questa seconda puntata della rubrica "Death In Music" mi soffermerò sulla prima metà degli anni '60, ripercorrendo la storia dei più tragici decessi di importanti artisti che hanno fatto la storia di generi come il soul, il jazz, il blues, l'r&b, il rocknroll e la musica country. Per via del vasto materiale che ho trovato sul web, mi sono visto costretto a dividere questo capitolo in due parti e questa prima partirà dalla storia di Jesse Belvin fino ad arrivare al re del soul Sam Cooke.

Come ogni arte che si rispetti, anche la musica ha consegnato l'immortalità a decine e decine di suoi interpreti, molti dei quali hanno collezionato successi su successi grazie a una carriera longeva e ricca di progetti. C'è anche chi ha tuttavia raggiunto la mitizzazione non solo grazie al talento ma anche per via di una morte arrivata troppo prematuramente o in situazioni drammatiche come non mai. Robert Johnson, Buddy Holly, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Elvis Presley, John Lennon, Freddie Mercury, Kurt Cobain, Chester Bennington e Dolores O' Riordan sono solo alcuni esempi di una lunga lista di personaggi leggendari rimasti fortemente correlati all'immaginario collettivo della star logorata dal successo, dal denaro, dai vizi e dalla sfortuna.

"Death In Music" ripercorre le più famose e tragiche morti dei cantanti e dei musicisti più compianti di sempre non solo in USA e Gran Bretagna ma anche nel panorama italiano.


1960: Jesse Belvin, Beverly Kenney, Eddie Cochran, Johnny Horton

Jesse Belvin è il primo artista ad aprire la lunga lista di musicisti deceduti prematuramente e in circostanze tragiche nel periodo degli anni '60. Nato a Sant'Antonio, nel Texas, il 15 dicembre del 1932, Belvin viene ricordato negli Stati Uniti come uno dei maggiori pianisti e cantautori R&B degli anni '50. Tuttavia, raggiungere il successo per lui non fu impresa facile, infatti, fece prima parte di alcuni gruppi musicali come il quartetto Big Jay McNeely, poi cominciò la carriera da solita pubblicando i primi tre album senza riscuotere particolare successo. 

Il quarto lavoro, Dream Girl, si rivelò illuminante perché gli permise di ottenere ampia visibilità nel panorama R&B riuscendo a posizionarsi al secondo posto della classifica degli album più venduti del genere. Dopo una breve esperienza nell'esercito, varie collaborazione e alcuni deludenti progetti da solista, nel 1959 raggiunse il successo che tanto attese con la canzone "Guess Who", un singolo che realizzò insieme alla moglie, sua unica musa ispiratrice. 

La canzone fu inclusa nell'album "Mr.Easy" che tuttavia venne pubblicato solo dopo la morte di Belvin e di sua moglie, avvenuta il 6 febbraio 1960 per colpa di un terribile incidente automobilistico a Hope, in Arkansas. Aveva 27 anni e di conseguenza appartiene al Club27.




Due mesi dopo la tragica scomparsa dei Belvin, anche la bellissima cantante jazz Beverly Kenney perse la vita quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato. La Kenney aveva cominciato la propria carriera cantando gli auguri di compleanno ai tempi in cui lavorava come telefonista per la Western Union, poi nel 1954 si trasferì a New York e avviò diverse collaborazioni che la fecero entrare nelle grazie dei fratelli Dorsey. 

Nel 1956 venne pubblicato il suo primo album da solista, Beverly Kenney Sings for Johnny Smith, seguito poi da altre cinque produzioni fino al 1960, anno in cui morì per suicidio all'età di 28 anni. Era il 13 aprile. Le cause dell'estremo gesto non sono note, ma probabilmente la cantante avrebbe risentito molto la professionale che la colpì in seguito al boom del rock'n'roll.





Quattro giorni dopo al tragico ritrovamento dei Beverly Kenney, il mondo della musica americana subì un altro colpo duro per via della morte di Eddie Cochran, uno dei rockers più in vista degli anni '50. Considerato uno dei massimi simboli del rock'n'roll e del Rockabilly, Cochran è ricordato per successi come Summertime Blues, C'mon Everybody, Twenty Flight Rock e Somethin' Else dopo aver vissuto un'intensa esperienza lavorativa con il duo "The Cochran Brothers"

Il 17 aprile 1960, a soli 21 anni, morì in un incidente automobilistico nella città di Bath nel Regno Unito, intento a tornare a casa alla fine di un lungo tour. Cochran lasciò ai suoi fans un solo album registrato un studio.




Stessa sorte toccò il 5 novembre dello stesso anno al cantante country Jhonny Horton che da ubriaco si schiantò con la propria auto sulla Highway 79 dopo aver tenuto uno spettacolo allo Skyline Club di Austin a Milano, in Texas. Horton è passato alla storia grazie al singolo The Battle of New Orleans, considerato tra i migliori in assoluto del panorama country di sempre. Aveva 35 anni e lasciò la seconda moglie, Billi Jean Jones, che era stata in precedenza già vedova del compianto Hank Williams. 





1962: Stuart Sutcliffe

Il nome di Stuart Sutcliffe probabilmente non dirà nulla, forse qualcuno lo ricorderà come pittore e di certo in pochi sanno che è stato bassista dei Beatles prima che questi pubblicassero il loro primo album, Please Please Me, nel 1963. Infatti, Sutcliffe, dopo aver condiviso gli anni dell'accademia insieme a John Lennon, fece parte del gruppo di Liverpool soltanto per un anno, dal 1960 al 1961 per poi stabilirsi ad Amburgo e dedicare la propria vita alla pittura. 

Morì 21enne per via di un'emorragia cerebrale la cui causa fu scoperta solo un anno anno e mezzo dopo: a quanto pare i danni sarebbero stati ricondotti a una frattura cranica subita anni prima durante una rissa. 



1963: Patsy Cline e Dinah Washington

Patsy Cline è un'altra vittima degli incidenti su mezzo di trasporto. Abile pianista e cantante in voga della musica country e rockabilly, la Cline pubblicò tre album in studio tra il 1957 e il 1962, per poi morire. a soli 30 anni, il 5 marzo 1963 in un incidente aereo avvenuto sui cieli di Camden, nello stato del Tennessee. Nel 1973 fu inserita nella Country Musis Hall Of Fame. 




Dinah Washington, invece, salutò il mondo e i suoi fans il 14 dicembre, a 39 anni, per un mix di farmaci e alcol. La Washington è considerata una delle voci più belle della musica "nera", a tal punto da riuscire a incidere circa 444 registrazioni dal 1948 al 1961 con la casa discografica Mercury Records. 

Nel giro di pochi anni riuscì a tirar su un patrimonio molto considerevole, eppure, questa indimenticata icona del jazz e del blues non riuscì mai a vivere una vita serena per via delle sue turbolente storie d'amore (sette matrimoni, sei divorzi e numerose relazioni extraconiugali) e per i problemi di linea che la afflissero negli ultimi anni di vita. Un'overdose di alcol e farmaci dietetici la stroncò a pochi giorni da Natale. Tra le sue più celebri canzoni, ricordiamo soprattutto What a Diff'rence a Day Makes che le permise di vincere il Grammy Award.




1964: Cyril Davies, Rudy Lewis, Johnny Burnette e Sam Cooke

Il signor Cyril Davies era un cantante e armonicista inglese passato alla storia come uno dei padri fondatori del British Blues tra gli anni '50 e gli anni '60. Diventato famoso soprattutto per la sua militanza nel gruppo dei Blues Incorporated, Davies ha avuto modo di visionare talenti emergenti come quelli di Jimi Page, Rod Stewart, Keith Richards, Mick Jagger, Brian Jones e Jeff Beck. Morì 31enne il 7 gennaio 1964 per una grave e fulminante forma di leucemia.





Rudy Lewis fa parte del Club27. E' ricordato per la sua esperienza come cantante nei Drifters, famoso gruppo rhythm and blues attivo dal 1953 al 1976. A lui è stato attribuito disco Baby I Dig Love/I've Loved You So Long ed è morto a 27 anni, il 20 maggio 1964 probabilmente per un'overdose, anche se un'autopsia vera e propria non fu mai effettuato sul suo corpo. 





Quella di Johnny Burnette è probabilmente una delle morti più celebri di questo periodo visto che parliamo di uno dei maggiori pionieri del rockabilly. Cantante e chitarrista di pregiata fattura, Burnette fondò un trio insieme al fratello e all'amico Paul Burlison riuscendo a pubblicare 6 album dal 1956 al 1962 e lanciando hits come The Train Kept A-Rollin', Lonesome Train, Eager Beaver Baby, Drinking Wine, Spo-Dee-O-Dee e If You Want It Enough

Morì il 14 agosto per annegamento, dopo un incidente in barca avvenuto a Clear Lake, la stessa città dove nel '59 si schiantò l'aereo sul quale viaggiavano Buddy Holly, The Big Bopper e Ritchie Valens. Aveva 30 anni. 




Chiudiamo questa prima parte di "Death In Music '60", menzionando il re del soul Sam Cooke, ucciso a Los Angeles l'11 dicembre 1964 con un colpo d'arma da fuoco sparato da una donna, Bertha Franklin, direttrice del Motel Hacienda. Stando alle testimonianze, la Franklin avrebbe aperto il fuoco contro la vittima per via di alcuni atteggiamenti minacciosi da parte dello stesso Cooke, il quale, l'avrebbe dunque costretta alla legittima difesa. 

Tuttavia, sembra che durante il processo molti elementi siano stati dimenticati e quindi mai utilizzati per poter permettere al giudice di analizzare meglio i fatti ed esprimere la sentenza che vide l'assoluzione di Bertha Franklin dalle accuse di omicidio ingiustificabile. Cooke incise 32 canzoni tra il 1957 (primo singolo You Send Me) fino al 1965 (Shake). La sua musica ha letteralmente influenzato tutti gli artisti musicali che gli sono succeduti, tra cui Rod Stewart, Animals, Van Morrison, Beatles, Bob Dylan, Bruce Springsteen e tanti altri. 


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